mercoledì 30 novembre 2011

Breve storia del Consolato

            Chi siamo
La “Stella al merito del lavoro”, istituita con il regio decreto 30/12/1923, é concessa ai lavoratori e alle lavoratrici dipendenti di imprese pubbliche e private che abbiano soddisfatto almeno uno dei seguenti requisiti: si siano particolarmente distinti per singolari meriti di perizia, laboriosità e di buona condotta morale; abbiano, con invenzioni o innovazioni nel campo tecnico e produttivo, migliorato l’efficienza degli strumenti, delle macchine e dei metodi di lavorazione; abbiano contribuito in modo originale al perfezionamento delle misure di sicurezza del lavoro; si siano prodigati per istruire e preparare le nuove generazioni nell’attività professionale (art. 1 della legge n. 143 del 05/02/1992). Altre condizioni necessarie, ma ovviamente non sufficienti, sono l’età e l’anzianità lavorativa: possono infatti essere insigniti dell’alto merito solo quei lavoratori che abbiano raggiunto il cinquantesimo anno di vita e lavorato ininterrottamente per un periodo di almeno venticinque anni alle dipendenze di una o più aziende.
La valutazione degli effettivi meriti del lavoratore viene fatta da un’apposita commissione esaminatrice composta, tra gli altri, dal Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale, dal Presidente della Federazione dei Maestri del lavoro d’Italia e da cinque funzionari (aventi qualifica non inferiore a quella di direttore di divisione) occupati nel campo dell’agricoltura, dell’industria , del commercio e dell’artigianato.
La commissione considera ovviamente le proposte avanzate in primis dal datore di lavoro e poi selezionate dalle Direzioni Regionali del Lavoro. Le decorazioni sono, infine, conferite con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale, e per i lavoratori italiani all’estero insieme al Ministro degli affari esteri, e consegnate nel giorno della festa del lavoro, il 1° maggio.
Ogni anno, secondo quanto disposto dall’art. 6 della sopraccitata legge 53/1992, possono essere concesse fino a 1000 decorazioni.
La Federazione Maestri del Lavoro d'Italia
E' un' Associazione, senza fini di lucro, costituita il 27 marzo 1954 ed eretta in Ente Morale con D.P.R. n° 1625 del 14 aprile 1956.
La Federazione dei Maestri del Lavoro ha sede a Roma ed è territorialmente organizzata in Consolati Regionali e Provinciali, oltre al Consolato dei Maestri del lavoro all’Estero; giuridicamente si presenta come un’azienda no profit che delibera tramite organi collegiali organizzati a piramide (nazionale-regionale- provinciale) secondo le competenze disposte dallo statuto.
La Federazione trae i propri mezzi di sostentamento dalle quote associative, e da eventuali contributi volontari delle aziende e di enti pubblici o privati.
La missione
Gli scopi dell'Associazione sono:
- promuovere ed elevare nella società e negli ambienti di lavoro il valore morale dell'apporto collaborativo     dei  Maestri del Lavoro;
- promuovere da parte dello Stato, delle Regioni, delle Province, dei Comuni, degli Enti Pubblici in genere,  forme di riconoscimento della competenza e dell'esperienza dei Maestri del Lavoro;
- dare ogni possibile, generoso apporto di esperienza per la soluzione dei problemi tecnici, economici e sociali;
- assistere i Soci che venissero a trovarsi in stato di necessità, intervenendo anche presso gli Enti pubblici e privati;
- agevolare l'aggiornamento professionale e culturale, curare l'unione fra i Soci con adeguate iniziative a carattere nazionale e, attraverso gli organi periferici, regionale e locale;
- favorire l'inserimento umano delle giovani leve nel mondo del lavoro, aiutandole nella loro formazione e scelte professionali;
- promuovere attività di volontariato dei Soci, con organizzazione propria od in collaborazione con altri Enti, nel campo della solidarietà sociale, della collaborazione civile, e delle iniziative culturali.
Il consolato di Avellino (Breve storia del Consolato di Avellino negli ultimi 20 anni)
Secondo lo statuto, la condizione per la costituzione di un Consolato Provinciale è l’iscrizione di almeno 20 decorati. Poiché tale condizione non era soddisfatta, fino al 25 maggio 2001 gli iscritti Maestri del Lavoro di Benevento erano accorpati a quelli di Avellino nell’unico Consolato Interprovinciale di Avellino e Benevento, avente sede in Avellino.
Per il triennio 1991 – 1993 fu eletto Console Provinciale il M.d.L.  Dott. Carlo Cappiello che rimase in carica per riconferma (le elezioni si svolgono a norma di statuto ogni tre anni) fino alla sua morte avvenuta agli inizi dell’anno 2000.
Gli succedette, dal 5/2/2000  il M.d.L. cav, Vincenzo Di Lecce che tenne la carica per pochi mesi fino all’ottobre del 2000 in cui morì. In sostituzione venne eletto Console Interprovinciale di Avellino e Benevento il M.d.L. Adolfo Corbo che dal 25/5/2001, per quanto sopra detto, rimase in carica come Console Provinciale di Avellino.
L’8 novembre 2003, a seguito della morte del M.d.L. Corbo, venne eletto Console Provinciale di Avellino il M.d.L. Attilio Pierni, tuttora in carica.
Il Consolato di Avellino, oggi conta n. 66 iscritti, e fino ad aprile del 2011 non ha mai avuto una sede propria per lo svolgimento delle attività statutarie e per le riunioni del Consiglio e dell’Assemblea.
La sede, dapprima ubicata in via B. Francesca n. 10 e, dal maggio 2001 in via Due Principati 204, fu fissata presso l’abitazione dei Consoli.
Le riunioni si sono sempre svolte in locali messi gentilmente a disposizione da aziende, e negli ultimi anni presso la sede del Circolo Ricreativo dell’Enel.
Nell’aprile del 2011 è stata finalmente inaugurata la sede ufficiale del Consolato nei locali assegnati dal Comune di Avellino in Via Colombo.


                                                                                  Segretario Consiglio provinciale
                                                                                       Mdl.  Vincenzo De Silva

sabato 5 novembre 2011

Il vecchio e la vita

Era una giornata bellissima, aria pulita, sole splendente e caldo insopportabile.
Il vecchio rientrò a casa, molto tempo dopo la Messa domenicale; era stanco, molto stanco.
In casa, al fresco della penombra, si abbandonò nella sua poltrona preferita per riprendere le sue scarse forze. Ma tutto rivelava in lui una certa soddisfazione: gli occhi luminosi, il volto sorridente erano quelli di un uomo felice.
Il figlio in attesa, preoccupato, sentendolo rientrare, entrò nella stanza e, rimproverandolo con dolcezza, gli domandò se non ci tenesse alla sua vita.
 Il vecchio restò pensieroso perchè non aveva compreso a quale vita si riferisse il figlio. Era appena tornato dalla Casa Famiglia che ospitava un suo amico d'infanzia. L'amico era vedovo, senzatetto e soffriva di una grave forma di polimialgia reumatica che lo costringeva a muoversi su una sedia a rotelle. I suoi due figli lo avevano sistemato nella Casa Famiglia per vivere la loro vita in paesi lontani.
Il vecchio andava ogni domenica a trovare il suo amico. Prima le visite erano quasi quotidiane, poi, col passare del tempo, con l'avanzare dell'età erano erano diventate sempre meno frequenti. Ora restava solo un appuntamento settimanale programmato, desiderato e atteso da entrambi.
Il vecchio, durante questi incontri, mentre spingeva la sedia a rotelle dell'amico, per la passeggiata nel parco dell'ospizio, o quando erano seduti su una panchina, gli leggeva il giornale, lo informava delle cose di tutti i giorni, gli parlava dei conoscenti comuni. Insieme ricordavano le marachelle della fanciullezza, gli amori giovanili, gli scherzi all'università, le mortificazioni del servizio militare e tante vicissitudini che rappresentavano la struttura di una vita gioiosa, spensierata e piena di speranza.
Già, la speranza! Era la cosa più bella che il vecchio riusciva a trasmettere all'amico.
Si poteva dire che la vita era il principale argomento delle loro conversazioni. Per tutta la settimana l'amico attendeva l'incontro che per qualche ora lo faceva rivivere, non tanto per le cose che si dicevano ma per come le dicevano. Sapeva di trovare nel vecchio un cuore sensibile alle cose che desiderava, capace di capire ciò di cui aveva bisogno e tutto gli veniva offerto, non come ad un escluso ma, da uomo a uomo, membro dell'umanità, uguale in dignità a ogni altro uomo.
Egli percepiva l'amicizia, l'affetto, il calore e la premura del vecchio e, di questo incontro, egli serbava il ricordo che gli dava il coraggio e la forza di vivere per un'altra settimana.
Anche il vecchio percepiva queste cose, si rendeva conto che lui, per l'amico, rappresentava la vita. Era consapevole e felice che, alla sua età, possedeva ancora qualcosa da poter donare per la felicità degli altri. Era una sensazione straordinaria, appagante, una condizione di vita che lo ripagava ampiamente dell'impegno profuso. La buona salute era soltanto una condizione necessaria per potere esprimere la vita che era in lui.
Ora il vecchio poteva rispondere al figlio: si, egli ci teneva alla vita, anche molto. Ma lui pensava alla vita a cui si riferiva Gesù Cristo quando diceva che non esiste amore più grande di chi dà la propria vita per gli amici.
Il vecchio questa vita la possedeva. In abbondanza. E avrebbe continuato a custodirla fino a quando sarebbe stato in grado di donarla.
                                                                                                    (Giovanni Adamo, maestro del lavoro)

Dal settimanale  Il ponte  di Avellino   il 29/10/2011

Sottoscrizione protocollo d'intesa: Consolato Avellino - Provveditorato agli Studi

Il  27/09/2011, nella sede dell’Ufficio scolastico regionale per la Campania- Ambito territoriale Avellino,  è stato sottoscritto un protocollo d’intesa tra l’ Ufficio scolastico e la Federazione dei Maestri del Lavoro d’Italia - Consolato provinciale di Avellino.
Il protocollo prevede la collaborazione dei due enti finalizzata allo svolgimento di attività di formazione e di orientamento per studenti di ogni ordine e grado.
L’attività  sarà espletata dai Maestri del Lavoro esperti nei settori, affiancati dal corpo docente degli istituti interessati. Gli  incontri avverranno nelle aule scolastiche con  lezioni frontali tematiche, discussioni sugli argomenti trattati,  proiezioni di DVD e slides. Verranno effettuate, anche,  visite guidate sul territorio per la conoscenza del patrimonio ambientale, culturale e delle risorse atte a raggiungere uno sviluppo sostenibile.
Il protocollo d’intesa è stato sottoscritto dal Provveditore prof.ssa Rosa Grano e dal Console Regionale-consigliere nazionale della Federazione dei Maestri del Lavoro d’Italia dott. Salvatore Marotta .
Erano presenti, inoltre: per il Provveditorato la Prof.ssa Paola Di Natale, responsabile del ufficio studi del USP; per la Federazione dei Maestri del Lavoro, il p.e. Attilio Pierni  Console Provinciale  e  l’ing. Vincenzo Esposito, coordinatore regionale-componente della commissione nazionale scuola-Lavoro.
Avellino 27/09/2011
da sinistra: Attilio Pierni, Rosa Grano, Salvatore Marotta, Paola Di Natale, Vincenzo Esposito.

giovedì 3 novembre 2011

Rappresentanti Consiglio nazionale della regione Campania

dott. Salvatore Marotta: Console regionale - Consigliere nazionale,
dott.ssa Maria Uccella Leonardi: Console provinciale (Ce) - Consigliere nazionale

Consoli della regione Campania

da sinistra: Vincenzo De Falco(Na), Attilio Pierni(Av), Maria Uccella Leonardi(Ce), Paolo De Nigris(Bn), Michele Sica(Sa)

CONVEGNO REGIONALE DI CASERTA DEL 19/10/2011. Relazione del Console regionale – consigliere nazionale, dott. Salvatore Marotta.



ETICA  E  MORALE  DEL  LAVORO NELLO  SCENARIO  POLITICO  ATTUALE

               Nella mia veste di Console Regionale dei Maestri del Lavoro, ringrazio tutti gli intervenuti a questa manifestazione sia per l’impegno personale che è stato ad essa dedicato dagli organizzatori sia al contributo dei relatori  delle tematiche che verranno via via illustrate nel corso della giornata.
              Ringrazio, altresì, i Maestri ed i simpatizzanti presenti,  numerosi,  pur considerando che il giorno scelto per la trattazione di questo tema così importante non è favorevole ad una partecipazione massiccia.
Il fulcro centrale della odierna manifestazione è quello dell’etica e della morale nella società italiana con particolare riguardo a quella del mondo del lavoro nella scena politica attuale.
Riprendendo, quindi, un discorso incominciato qualche tempo fa sull’etica in generale e sull’etica del lavoro in particolare, mi preme sottolineare che l’argomento in discussione oggi ha una valenza fondamentale per lo sviluppo di una società responsabile, una  società cosciente delle problematiche che la mancanza di un valore etico di fondo comporta nei confronti delle generazioni presenti e future e sulla stessa funzione della vita relazionale tra gli esseri umani.
La mancanza di un senso etico e di una morale che faccia da guida alle attività umane porterà inevitabilmente ad una corruzione di ogni attività e inevitabilmente  alla dissoluzione della intera società umana.
La Costituzione italiana inizia con la frase: “ L’Italia è una repubblica democratica che è fondata sul lavoro.“
        Secondo il filosofo Noberto Bobbio, la costituzione italiana sottolinea che non si tratti di quello che il cittadino ha, ma di quello che fa.
Quindi, il lavoro acquisisce ed ha un significato centrale.
Ma cosa succede, se una repubblica fondata sul lavoro, non può più offrire posti di lavoro?
Se il lavoro si esaurisce, la repubblica perde il suo punto di riferimento centrale?
A queste fondamentali domande si dovrebbe trovare il modo di rispondere in maniera adeguata e convinta e spero che i relatori possano illuminarci in proposito.
Venendo al tema specifico di questo incontro che è l’ ETICA DEL LAVORO mi preme sottolineare solo qualche  concetto che pongo all’attenzione dei relatori e degli intervenuti.
Il primo motivo di riflessione è il duplice aspetto che il concetto di etica assume  a seconda che ci si riferisca all'attività imprenditoriale o alla prestazione del singolo lavoratore.
Per l’imprenditore, a prima vista si potrebbe sostenere che il comportamento etico corrisponda al rispetto delle regole,  poste dalla società e dal mercato,  alla base dello svolgimento della sua attività economica.
Questo però rischia di confondere l'etica con la morale.
Infatti, una delle domande più frequenti quando si parla di etica è quale sia la differenza tra etica e morale.
Innanzitutto bisogna dire che i due termini possono essere usati come sinonimi come fa la maggior parte della gente.
Tuttavia i due termini sono normalmente usati con accezioni diverse, intendendo per "etica" lo studio filosofico universale del bene e del male, mentre per “morale  si intende l'insieme delle regole e delle consuetudini sociali legate ad una certa tradizione culturale o gruppo sociale.
In tal modo, "etica" ha un livello di astrazione più alto rispetto a "morale".
L'etica, quindi, attiene al momento di individuazione dei principi a cui la specie umana dovrebbe conformarsi generali ed universali.
Il rispetto delle regole poi riguarda esclusivamente l'onestà dell'imprenditore e quindi la sua morale o il suo timore delle sanzioni previste dalla legge in caso di trasgressione.
       Siccome l’imprenditore ha come meta fondamentale  il profitto che è elemento essenziale e necessario per lo stimolo e la successiva crescita dell'attività economica è necessario che esso venga tenuto nella debita considerazione nella fase di definizione delle regole.
              Si pone allora una profonda riflessione sul rapporto fra etica e profitto.
              Senza la garanzia della possibilità di ottenere il profitto, il sistema economico, nella società attuale, sarebbe assolutamente improduttivo e quindi inutile.
Tuttavia, in un sistema eticamente valido, la tutela della possibilità di profitto deve essere finalizzata, non solo verso l'arricchimento individuale, bensì verso l'accrescimento economico e sociale della collettività.
Risulta evidente, dunque, come  le regole poste per la conduzione dell'attività economica,  debbano garantire all'impresa la possibilità di profitto.
Pertanto non risultano validi i sistemi in cui una pressione fiscale e contributiva eccessiva mortifichi la produzione oppure i sistemi in cui le dinamiche contrattuali non siano effettivamente calibrate sulle possibilità di guadagno delle aziende.
D'altra parte non possono essere considerati eticamente validi i sistemi in cui all'aumentare del profitto di impresa non corrisponda un aumento, anche parziale, della ricchezza collettiva, sia in termini economici che sociali.
Dal punto di vista del lavoratore il ragionamento sull'etica deve essere inquadrato in una diversa prospettiva.
L' etica per il lavoratore assume  valenza solo in relazione ad una effettiva applicazione dei principi etici al funzionamento del sistema d'impresa e non già alla applicazione delle regole.
Nel caso dunque che il comportamento dell’impresa non è etico la prestazione lavorativa potrà essere incentivata quasi  esclusivamente attraverso mezzi economici perché l’aumento del profitto non produce aumento della ricchezza collettiva e quindi il lavoratore troverà stimoli solo nell’aumento della sua ricchezza.
La discussione sull'etica nel lavoro,  pur potendo sembrare a prima vista quasi un esercizio teorico, risulta essere di cogente attualità, in quanto solo una riflessione seria sulle regole poste alla base del  funzionamento del sistema, può portare a dei processi di miglioramento dei rapporti fra impresa,  lavoratori e collettività.
In questi ultimi anni è palese la crisi di un sistema che ha confuso la  crescita finanziaria con lo sviluppo economico disinteressandosi del mondo del lavoro vero.
La nostra economia occidentale è in crisi e, se il modello attuale non troverà una soluzione alternativa, la povertà, che ora incomincia ad affacciarsi, sarà una realtà destabilizzante.
            La situazione socio economica del nostro Paese sta mutando insieme a quella del Pianeta.
L’Italia, da meta di un paese ricco per masse disperate di povera gente di altre latitudini, sta diventando una nazione relativamente povera.
In questa sfrenata corsa al benessere i lavoratori stanno progressivamente perdendo anche loro, spinti dalla necessità e dalla cultura imperante, la componente etica insita nel lavoro.
Purtroppo anche la classe politica ha smarrito non solo la componente etica ma anche la componente morale.
E, sempre più spesso si sente parlare di una "questione morale" della classe politica.
              La morale che in stretto  rapporto con l'etica dovrebbe guidare i comportamenti di coloro che ricoprono ruoli di responsabilità.
Ma cos'è in realtà questa "questione morale"? Ed a quale morale dovrebbe far riferimento?
              Ed anche a queste domande spero che i relatori possano fornirci  qualche lume.
             Che vi debba essere un'etica a regolare i comportamenti dei politici è una necessità di cui un paese civile non può fare a meno.
Ma l’etica dei politici dovrebbe essere assoluta o di tipo professionale?
L'etica "professionale" di una classe dirigente è quella di guidare il paese verso una naturale evoluzione che miri a rendere migliori le condizioni di vita di tutti i cittadini.
Ma è difficile pensare che questo si possa ottenere "moralizzando" la classe politica.
L'etica professionale del politico deve essere sempre in qualche modo un'etica responsabile, cioè un'etica che tiene conto di quali saranno le conseguenze di ciò che fa.
Mentre per l'etica assoluta il bene scaturisce solo dal bene, per l'etica  responsabile a volte il bene può derivare anche dal male.
Molto ci sarebbe da dire sulla  attuale condizione morale dei nostri politici ma ce ne asteniamo per  pudore non senza un amaro senso di frustrazione
Mi piace concludere richiamando a me stesso ed a tutti voi il pensiero e le parole del nostro Presidente della Repubblica il quale ha più volte sollecitato tutte le forze politiche a comportamenti più etici nella speranza che il loro agire possa contribuire al benessere dell’Italia intera.
Il forte richiamo del Presidente a tutti i cittadini che ha ricordato che la politica è un patrimonio di tutti e quindi tutti si devono rendere conto che la loro presa di coscienza e di consapevolezza costituisce un forte contributo a riappropriarsi della vera democrazia.


        Caserta  19/10/2011   
                                                                                                                       
Salvatore Marotta

giovedì 21 luglio 2011

Insediamento nuova Commissione Nazionale Scuola-Lavoro. Roma: 10 maggio 2011





Presidente: M.d.L. Amilcare Brugni
Segretario: M.d.L. Silvio Manfredi


Commissione Scuola-Lavoro:


M.d.L. Carlo Castiglioni
M.d.L. Mario Cova
M.d.L. Vincenzo Esposito (Consolato di Avellino)
M.d.L. Mario Martino
M.d.L. Anna Restano
M.d.L. Fausto Spegni (Coordinatore)

La festa di Pentecoste

    In occasione della festività, ogni cristiano dovrebbe fare una riflessione di approfondimento sulla Pentecoste, per individuare quali sono i riflessi dello Spirito Santo nella nostra vita quotidiana e come Esso ci condiziona nella manifestazione della nostra personalità e nella nostra vita relazionale con Dio e con il prossimo.     La novità della Pentecoste cristiana è fondata non più su una legge scritta su tavole di pietra, ma sull’azione dello Spirito di Dio che è in noi.
   Se viene a mancare questa azione, Dio è lontano, il Cristo resta nel passato, il vangelo   una lettera morta, la Chiesa una semplice organizzazione, l’autorità un potere, la missione una propaganda, il culto un arcaismo, e l’agire morale un agire condizionato dalle passioni umane, invece che dall'Amore di Dio che è stato riversato in noi per mezzo di Cristo.        "Nello Spirito Santo il cosmo è nobilitato per la generazione del Regno, il Cristo risorto si fa presente, il vangelo si fa potenza e vita, la Chiesa realizza la comunione trinitaria, l’autorità si trasforma in servizio, la liturgia è memoriale e anticipazione, l’agire umano viene deificato» (Atenagora).
   Tutto questo però non avviene nell'uomo passivo.
   Per coltivare e far crescere l'Amore che è in noi, occorre grande disponibilità, infinita pazienza e forte impegno.
   L'amore è come un esercizio di giardinaggio, bisogna strappare quello che fa male, preparare il terreno, seminare, essere paziente, irrigare e curare. Essere preparato perchè ci saranno piaghe, siccità o eccessi di pioggia, tutto concorre con un motivo in più per non abbandonare il proprio giardino.
   Nella vita l'amore è tutto.
   Infatti, la giustizia senza amore, rende ipocriti; il successo senza amore, rende arroganti; la ricchezza senza amore, rende avari; la docilità senza amore, rende servile; la povertà senza amore, rende orgogliosi; la bellezza senza amore, rende ridicoli; la verità senza amore, rende graffianti; l'autorità senza amore, rende tiranni; il lavoro senza amore, rende schiavi; la fede senza amore, rende fanatici; la vita senza amore, non ha senso.
                                                                                                           MdL Giovanni Adamo


(Dal  settimanale “Il Ponte” – 18 giugno 2011)        

Cosa Fare?

      I mali che affliggono la società moderna sono sotto gli occhi di tutti.
La ricerca spasmodica del denaro come possibilità di fuga dalle miserie materiali e morali che ci circondano, non come fonte di benessere per se e per gli altri, è il male peggiore di tutti.
      Più denaro si ha, maggiori possibilità si hanno di chiudersi nel proprio splendido isolamento e vivere una vita artificiosa, disincagliata dalla dura realtà quotidiana che vivono tutti i comuni mortali.
     E' logico che una società che vive secondo una siffatta concezione della vita rischia la perdita di ogni valore etico e morale, la dissipazione di se stessa, la desertificazione fisica e morale del proprio habitat.
      Eppure, ancora oggi, la nostra società esprime grandi risorse creative che originano da un ricco patrimonio storico-culturale e poggiano su un  notevole capitale sociale.
      Dobbiamo lasciare che la desertificazione aumenti sempre più, fino all'annientamento della società moderna o tentare un recupero della terra fertile che procura serenità, benessere e assicura l'avvenire alle future generazioni?
     Se il recupero sociale è la missione della nostra generazione, dove attingere la forza, il coraggio, la speranza per invertire l'attuale tendenza?
    Queste risorse le possiamo trovare nel Vangelo.
     In uno dei momenti più importanti della sua vita, quando si trovava a mensa con gli apostoli, immediatamente prima della sua cattura per essere messo a morte dagli emissari del potere temporale, Gesù pronunciò il suo unico e solenne comandamento:
    “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”.
    Si è vero l'amore, capace di spingere l'uomo fino al sacrificio di se stesso per il bene degli altri, fa nuove tutte le cose e si vede!
      È stato sempre così, fin dall'inizio.
     Tertulliano riconosceva i cristiani da come si amavano tra loro.
     Purtroppo, ancora oggi, assistiamo impotenti a quanto affermava il Budda: “La via larga e in discesa del soddisfacimento di tutti gli appetiti ha generato solo tristezze sconfinate. I sentieri del peccato hanno sempre portato nel fondo degli abissi della disperazione. Chi nella vita si è concesso tutto ha finito per infliggersi i tormenti più atroci. Non c'è un solo peccatore soddisfatto della sua vita. Chi si è abbeverato alle pozzanghere delle cose che finiscono viene tormentato dalla sete più crudele. Nonostante l'evidenza, gli uomini accecati si gettano come zanzare impazzite su quelle false luci che li bruceranno”.
      I seguaci di Cristo sanno che oggi la parola amore si traduce con condivisione, solidarietà, giustizia, pace.
      Dobbiamo contrastare il male con il bene. Ogni gesto d'amore arresta il granellino di sabbia che Dio lascia cadere sulla terra per ogni peccato commesso. (Breviario laico di monsignor Gianfranco Ravasi).
      Solo l'amore reciproco può salvare il mondo: “Ognuno di noi faccia di tutto per evitare che altri granelli di sabbia cadano sulla nostra terra, sulla nostra comunità, sui rapporti tra noi”, (W. Veltroni). 

 (Dal settimanale “Il Ponte” – 21 maggio 2011)                                 
                                                                                                                MdL Giovanni Adamo

lunedì 9 maggio 2011

Intervento del Console Regionale Dott.Salvatore Marotta in occasione del conferimento delle stelle al merito il 1 maggio 2011 - Sala Galatea - N A P O L I

    Saluto e ringrazio tutte le autorità presenti ed in particolare,a nome mio personale e di tutti i Maestri del Lavoro della Campania che mi onoro di rappresentare,rivolgo un ringraziamento al Prefetto di Napoli,dott. Andrea De Martino,ed a quanti hanno collaborato all’organizzazione di questa grande manifestazione.
   Questo primo maggio ha un valore speciale perché cade nel 150° anniversario dell’unità d’Italia ed anche perché si celebra a Roma la beatificazione di un uomo eccezionale come papa Wojtila.
   Oggi,festa del lavoro,è il giorno fissato per la consegna delle onorificenze al merito del lavoro.
   E’ l’appuntamento con le eccellenze del Paese che si rinnova.
   E’ un appuntamento rituale che si rinnova anche per me che ho il privilegio di prendere parte a questa solenne cerimonia che vede insigniti 66 lavoratori della Regione Campania.
   L’onore di essere prescelti per questo riconoscimento al merito del lavoro è per tutti motivo di soddisfazione e di orgoglio. Sappiamo pure che questo onore comporta assunzioni di compiti e responsabilità importanti e pertanto rinnoviamo il nostro impegno ed il nostro contributo per concorrere a costruire il progresso e lo sviluppo del Paese.
   La nostra Federazione è lo strumento associativo che dobbiamo tenere in vita per consentire di testimoniare nella società e verso le istituzioni i nostri valori.
   Peculiarità fondamentale della nostra carta costitutiva è quella di trasmettere le nostre competenze e la nostra esperienza ai giovani e partecipare come protagonisti del mondo del lavoro.
   I Maestri del Lavoro sono stati,per tutta la loro vita lavorativa,dentro un circuito virtuoso ove i valori positivi sono stati il loro viatico quotidiano,e tuttavia hanno sempre rivolto il loro pensiero verso la società civile per fornire quell’apporto morale proveniente dalla loro attività,per essere testimoni del rispetto delle regole,sia aziendali che quelle,più eticamente pregnanti,della intera società.
   Il profondo degrado della società ci rende difficile trasmettere ai giovani l’esperienza,la cultura del lavoro ed il senso morale e questo induce tutti noi a intensamente riflettere sulle prospettive della futura società e del mondo del lavoro.
   Questo giorno solenne ci dà anche l’occasione di una fugace riflessione su alcuni temi che oggi,come ieri,hanno una grande valenza sociale e culturale.
   Oggi la parola più pronunciata in Italia è il diritto.
   I diritti vantati,a proposito o a sproposito,sono tanti ma mi preme ricordare quello sancito dalla nostra Costituzione che è appunto il diritto al lavoro.
   Ma accanto ad ogni diritto vi è il suo rovescio e cioè il dovere da compiere.
   Il dovere oggi sembra completamente dimenticato .
   Orbene,mentre il cittadino ha il diritto di lavorare ha anche il dovere di produrre.
   Quindi è necessario un impegno quotidiano a migliorare la propria prestazione lavorativa.
   Oggi le imprese si confrontano in un mercato globale e quindi devono,per sopravvivere,produrre a prezzi competitivi.
   Se muore l’azienda,muore anche il diritto del lavoratore,sicché si giunge alla conclusione ovvia che non vi è più alcun diritto da reclamare.
   Oggi non c’è più posto per quelli che reclamano diritti virtuali senza confrontarsi con la realtà imperante.
   La crisi economica che ha investito tutto il mondo è davvero grave e purtroppo di lunga durata.
   L’Italia ha bisogno di politiche di rilancio economico,serie e ponderate,per renderla più competitiva sul piano internazionale.
   Si tratta di tagliare privilegi e rendite di posizione diffuse nella nostra società.
   Il diritto al lavoro e la tutela del lavoro rappresentano i due pilastri del nostro impianto costituzionale  e devono essere mantenuti al centro dell’impegno della Repubblica Italiana e delle sue Istituzioni.
   Il mondo del lavoro conserva ancora tutti i vincoli di solidarietà e di forza rappresentativa della società produttiva.
   Questa generale consapevolezza ci fa porre al centro del nostro agire la sicurezza nei luoghi del lavoro e la tutela della salute dei lavoratori in ogni campo di attività.
   Ed è la sicurezza nei posti di lavoro che noi Maestri sosteniamo con tutte le nostre forze.
   E’ questo il tema che sistematicamente i Maestri del Lavoro sottolineano perché morire sul posto di lavoro è la sconfitta dello stesso lavoro.
   Il Presidente della Repubblica sottolinea in ogni occasione la necessità di un dialogo tra le opposte fazioni politiche(già,perché si comportano da fazioni e non da partiti politici) per procedere verso lo sviluppo civile ed economico della nazione.
   In quest’ anno in cui vengono celebrati i 150 anni della nascita dello Stato Italiano l’unico baluardo  contro posizioni politiche contrapposte è stato il Presidente Napolitano.
   Ed è stato ancora il Presidente della Repubblica che ha degnamente celebrato il 25 aprile laddove gruppi di contestatori si sono prodigati a vilipendere la nostre Istituzioni.  
   Mi piace concludere ricordando che la Federazione Italiana dei Maestri del lavoro,che si è posta sempre a sicuro baluardo della legalità e della sicurezza sul lavoro,nel prendere le distanze da tutti coloro che offendono l’unità della patria ed il retaggio del 25 aprile,non farà mancare il suo contributo su tutti gli scottanti aspetti della problematiche del lavoro e della loro influenza sullo sviluppo della società.
                                                                                                                         Dott. Salvatore Marotta