mercoledì 30 novembre 2011

Breve storia del Consolato

            Chi siamo
La “Stella al merito del lavoro”, istituita con il regio decreto 30/12/1923, é concessa ai lavoratori e alle lavoratrici dipendenti di imprese pubbliche e private che abbiano soddisfatto almeno uno dei seguenti requisiti: si siano particolarmente distinti per singolari meriti di perizia, laboriosità e di buona condotta morale; abbiano, con invenzioni o innovazioni nel campo tecnico e produttivo, migliorato l’efficienza degli strumenti, delle macchine e dei metodi di lavorazione; abbiano contribuito in modo originale al perfezionamento delle misure di sicurezza del lavoro; si siano prodigati per istruire e preparare le nuove generazioni nell’attività professionale (art. 1 della legge n. 143 del 05/02/1992). Altre condizioni necessarie, ma ovviamente non sufficienti, sono l’età e l’anzianità lavorativa: possono infatti essere insigniti dell’alto merito solo quei lavoratori che abbiano raggiunto il cinquantesimo anno di vita e lavorato ininterrottamente per un periodo di almeno venticinque anni alle dipendenze di una o più aziende.
La valutazione degli effettivi meriti del lavoratore viene fatta da un’apposita commissione esaminatrice composta, tra gli altri, dal Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale, dal Presidente della Federazione dei Maestri del lavoro d’Italia e da cinque funzionari (aventi qualifica non inferiore a quella di direttore di divisione) occupati nel campo dell’agricoltura, dell’industria , del commercio e dell’artigianato.
La commissione considera ovviamente le proposte avanzate in primis dal datore di lavoro e poi selezionate dalle Direzioni Regionali del Lavoro. Le decorazioni sono, infine, conferite con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale, e per i lavoratori italiani all’estero insieme al Ministro degli affari esteri, e consegnate nel giorno della festa del lavoro, il 1° maggio.
Ogni anno, secondo quanto disposto dall’art. 6 della sopraccitata legge 53/1992, possono essere concesse fino a 1000 decorazioni.
La Federazione Maestri del Lavoro d'Italia
E' un' Associazione, senza fini di lucro, costituita il 27 marzo 1954 ed eretta in Ente Morale con D.P.R. n° 1625 del 14 aprile 1956.
La Federazione dei Maestri del Lavoro ha sede a Roma ed è territorialmente organizzata in Consolati Regionali e Provinciali, oltre al Consolato dei Maestri del lavoro all’Estero; giuridicamente si presenta come un’azienda no profit che delibera tramite organi collegiali organizzati a piramide (nazionale-regionale- provinciale) secondo le competenze disposte dallo statuto.
La Federazione trae i propri mezzi di sostentamento dalle quote associative, e da eventuali contributi volontari delle aziende e di enti pubblici o privati.
La missione
Gli scopi dell'Associazione sono:
- promuovere ed elevare nella società e negli ambienti di lavoro il valore morale dell'apporto collaborativo     dei  Maestri del Lavoro;
- promuovere da parte dello Stato, delle Regioni, delle Province, dei Comuni, degli Enti Pubblici in genere,  forme di riconoscimento della competenza e dell'esperienza dei Maestri del Lavoro;
- dare ogni possibile, generoso apporto di esperienza per la soluzione dei problemi tecnici, economici e sociali;
- assistere i Soci che venissero a trovarsi in stato di necessità, intervenendo anche presso gli Enti pubblici e privati;
- agevolare l'aggiornamento professionale e culturale, curare l'unione fra i Soci con adeguate iniziative a carattere nazionale e, attraverso gli organi periferici, regionale e locale;
- favorire l'inserimento umano delle giovani leve nel mondo del lavoro, aiutandole nella loro formazione e scelte professionali;
- promuovere attività di volontariato dei Soci, con organizzazione propria od in collaborazione con altri Enti, nel campo della solidarietà sociale, della collaborazione civile, e delle iniziative culturali.
Il consolato di Avellino (Breve storia del Consolato di Avellino negli ultimi 20 anni)
Secondo lo statuto, la condizione per la costituzione di un Consolato Provinciale è l’iscrizione di almeno 20 decorati. Poiché tale condizione non era soddisfatta, fino al 25 maggio 2001 gli iscritti Maestri del Lavoro di Benevento erano accorpati a quelli di Avellino nell’unico Consolato Interprovinciale di Avellino e Benevento, avente sede in Avellino.
Per il triennio 1991 – 1993 fu eletto Console Provinciale il M.d.L.  Dott. Carlo Cappiello che rimase in carica per riconferma (le elezioni si svolgono a norma di statuto ogni tre anni) fino alla sua morte avvenuta agli inizi dell’anno 2000.
Gli succedette, dal 5/2/2000  il M.d.L. cav, Vincenzo Di Lecce che tenne la carica per pochi mesi fino all’ottobre del 2000 in cui morì. In sostituzione venne eletto Console Interprovinciale di Avellino e Benevento il M.d.L. Adolfo Corbo che dal 25/5/2001, per quanto sopra detto, rimase in carica come Console Provinciale di Avellino.
L’8 novembre 2003, a seguito della morte del M.d.L. Corbo, venne eletto Console Provinciale di Avellino il M.d.L. Attilio Pierni, tuttora in carica.
Il Consolato di Avellino, oggi conta n. 66 iscritti, e fino ad aprile del 2011 non ha mai avuto una sede propria per lo svolgimento delle attività statutarie e per le riunioni del Consiglio e dell’Assemblea.
La sede, dapprima ubicata in via B. Francesca n. 10 e, dal maggio 2001 in via Due Principati 204, fu fissata presso l’abitazione dei Consoli.
Le riunioni si sono sempre svolte in locali messi gentilmente a disposizione da aziende, e negli ultimi anni presso la sede del Circolo Ricreativo dell’Enel.
Nell’aprile del 2011 è stata finalmente inaugurata la sede ufficiale del Consolato nei locali assegnati dal Comune di Avellino in Via Colombo.


                                                                                  Segretario Consiglio provinciale
                                                                                       Mdl.  Vincenzo De Silva

sabato 5 novembre 2011

Il vecchio e la vita

Era una giornata bellissima, aria pulita, sole splendente e caldo insopportabile.
Il vecchio rientrò a casa, molto tempo dopo la Messa domenicale; era stanco, molto stanco.
In casa, al fresco della penombra, si abbandonò nella sua poltrona preferita per riprendere le sue scarse forze. Ma tutto rivelava in lui una certa soddisfazione: gli occhi luminosi, il volto sorridente erano quelli di un uomo felice.
Il figlio in attesa, preoccupato, sentendolo rientrare, entrò nella stanza e, rimproverandolo con dolcezza, gli domandò se non ci tenesse alla sua vita.
 Il vecchio restò pensieroso perchè non aveva compreso a quale vita si riferisse il figlio. Era appena tornato dalla Casa Famiglia che ospitava un suo amico d'infanzia. L'amico era vedovo, senzatetto e soffriva di una grave forma di polimialgia reumatica che lo costringeva a muoversi su una sedia a rotelle. I suoi due figli lo avevano sistemato nella Casa Famiglia per vivere la loro vita in paesi lontani.
Il vecchio andava ogni domenica a trovare il suo amico. Prima le visite erano quasi quotidiane, poi, col passare del tempo, con l'avanzare dell'età erano erano diventate sempre meno frequenti. Ora restava solo un appuntamento settimanale programmato, desiderato e atteso da entrambi.
Il vecchio, durante questi incontri, mentre spingeva la sedia a rotelle dell'amico, per la passeggiata nel parco dell'ospizio, o quando erano seduti su una panchina, gli leggeva il giornale, lo informava delle cose di tutti i giorni, gli parlava dei conoscenti comuni. Insieme ricordavano le marachelle della fanciullezza, gli amori giovanili, gli scherzi all'università, le mortificazioni del servizio militare e tante vicissitudini che rappresentavano la struttura di una vita gioiosa, spensierata e piena di speranza.
Già, la speranza! Era la cosa più bella che il vecchio riusciva a trasmettere all'amico.
Si poteva dire che la vita era il principale argomento delle loro conversazioni. Per tutta la settimana l'amico attendeva l'incontro che per qualche ora lo faceva rivivere, non tanto per le cose che si dicevano ma per come le dicevano. Sapeva di trovare nel vecchio un cuore sensibile alle cose che desiderava, capace di capire ciò di cui aveva bisogno e tutto gli veniva offerto, non come ad un escluso ma, da uomo a uomo, membro dell'umanità, uguale in dignità a ogni altro uomo.
Egli percepiva l'amicizia, l'affetto, il calore e la premura del vecchio e, di questo incontro, egli serbava il ricordo che gli dava il coraggio e la forza di vivere per un'altra settimana.
Anche il vecchio percepiva queste cose, si rendeva conto che lui, per l'amico, rappresentava la vita. Era consapevole e felice che, alla sua età, possedeva ancora qualcosa da poter donare per la felicità degli altri. Era una sensazione straordinaria, appagante, una condizione di vita che lo ripagava ampiamente dell'impegno profuso. La buona salute era soltanto una condizione necessaria per potere esprimere la vita che era in lui.
Ora il vecchio poteva rispondere al figlio: si, egli ci teneva alla vita, anche molto. Ma lui pensava alla vita a cui si riferiva Gesù Cristo quando diceva che non esiste amore più grande di chi dà la propria vita per gli amici.
Il vecchio questa vita la possedeva. In abbondanza. E avrebbe continuato a custodirla fino a quando sarebbe stato in grado di donarla.
                                                                                                    (Giovanni Adamo, maestro del lavoro)

Dal settimanale  Il ponte  di Avellino   il 29/10/2011

Sottoscrizione protocollo d'intesa: Consolato Avellino - Provveditorato agli Studi

Il  27/09/2011, nella sede dell’Ufficio scolastico regionale per la Campania- Ambito territoriale Avellino,  è stato sottoscritto un protocollo d’intesa tra l’ Ufficio scolastico e la Federazione dei Maestri del Lavoro d’Italia - Consolato provinciale di Avellino.
Il protocollo prevede la collaborazione dei due enti finalizzata allo svolgimento di attività di formazione e di orientamento per studenti di ogni ordine e grado.
L’attività  sarà espletata dai Maestri del Lavoro esperti nei settori, affiancati dal corpo docente degli istituti interessati. Gli  incontri avverranno nelle aule scolastiche con  lezioni frontali tematiche, discussioni sugli argomenti trattati,  proiezioni di DVD e slides. Verranno effettuate, anche,  visite guidate sul territorio per la conoscenza del patrimonio ambientale, culturale e delle risorse atte a raggiungere uno sviluppo sostenibile.
Il protocollo d’intesa è stato sottoscritto dal Provveditore prof.ssa Rosa Grano e dal Console Regionale-consigliere nazionale della Federazione dei Maestri del Lavoro d’Italia dott. Salvatore Marotta .
Erano presenti, inoltre: per il Provveditorato la Prof.ssa Paola Di Natale, responsabile del ufficio studi del USP; per la Federazione dei Maestri del Lavoro, il p.e. Attilio Pierni  Console Provinciale  e  l’ing. Vincenzo Esposito, coordinatore regionale-componente della commissione nazionale scuola-Lavoro.
Avellino 27/09/2011
da sinistra: Attilio Pierni, Rosa Grano, Salvatore Marotta, Paola Di Natale, Vincenzo Esposito.

giovedì 3 novembre 2011

Rappresentanti Consiglio nazionale della regione Campania

dott. Salvatore Marotta: Console regionale - Consigliere nazionale,
dott.ssa Maria Uccella Leonardi: Console provinciale (Ce) - Consigliere nazionale

Consoli della regione Campania

da sinistra: Vincenzo De Falco(Na), Attilio Pierni(Av), Maria Uccella Leonardi(Ce), Paolo De Nigris(Bn), Michele Sica(Sa)

CONVEGNO REGIONALE DI CASERTA DEL 19/10/2011. Relazione del Console regionale – consigliere nazionale, dott. Salvatore Marotta.



ETICA  E  MORALE  DEL  LAVORO NELLO  SCENARIO  POLITICO  ATTUALE

               Nella mia veste di Console Regionale dei Maestri del Lavoro, ringrazio tutti gli intervenuti a questa manifestazione sia per l’impegno personale che è stato ad essa dedicato dagli organizzatori sia al contributo dei relatori  delle tematiche che verranno via via illustrate nel corso della giornata.
              Ringrazio, altresì, i Maestri ed i simpatizzanti presenti,  numerosi,  pur considerando che il giorno scelto per la trattazione di questo tema così importante non è favorevole ad una partecipazione massiccia.
Il fulcro centrale della odierna manifestazione è quello dell’etica e della morale nella società italiana con particolare riguardo a quella del mondo del lavoro nella scena politica attuale.
Riprendendo, quindi, un discorso incominciato qualche tempo fa sull’etica in generale e sull’etica del lavoro in particolare, mi preme sottolineare che l’argomento in discussione oggi ha una valenza fondamentale per lo sviluppo di una società responsabile, una  società cosciente delle problematiche che la mancanza di un valore etico di fondo comporta nei confronti delle generazioni presenti e future e sulla stessa funzione della vita relazionale tra gli esseri umani.
La mancanza di un senso etico e di una morale che faccia da guida alle attività umane porterà inevitabilmente ad una corruzione di ogni attività e inevitabilmente  alla dissoluzione della intera società umana.
La Costituzione italiana inizia con la frase: “ L’Italia è una repubblica democratica che è fondata sul lavoro.“
        Secondo il filosofo Noberto Bobbio, la costituzione italiana sottolinea che non si tratti di quello che il cittadino ha, ma di quello che fa.
Quindi, il lavoro acquisisce ed ha un significato centrale.
Ma cosa succede, se una repubblica fondata sul lavoro, non può più offrire posti di lavoro?
Se il lavoro si esaurisce, la repubblica perde il suo punto di riferimento centrale?
A queste fondamentali domande si dovrebbe trovare il modo di rispondere in maniera adeguata e convinta e spero che i relatori possano illuminarci in proposito.
Venendo al tema specifico di questo incontro che è l’ ETICA DEL LAVORO mi preme sottolineare solo qualche  concetto che pongo all’attenzione dei relatori e degli intervenuti.
Il primo motivo di riflessione è il duplice aspetto che il concetto di etica assume  a seconda che ci si riferisca all'attività imprenditoriale o alla prestazione del singolo lavoratore.
Per l’imprenditore, a prima vista si potrebbe sostenere che il comportamento etico corrisponda al rispetto delle regole,  poste dalla società e dal mercato,  alla base dello svolgimento della sua attività economica.
Questo però rischia di confondere l'etica con la morale.
Infatti, una delle domande più frequenti quando si parla di etica è quale sia la differenza tra etica e morale.
Innanzitutto bisogna dire che i due termini possono essere usati come sinonimi come fa la maggior parte della gente.
Tuttavia i due termini sono normalmente usati con accezioni diverse, intendendo per "etica" lo studio filosofico universale del bene e del male, mentre per “morale  si intende l'insieme delle regole e delle consuetudini sociali legate ad una certa tradizione culturale o gruppo sociale.
In tal modo, "etica" ha un livello di astrazione più alto rispetto a "morale".
L'etica, quindi, attiene al momento di individuazione dei principi a cui la specie umana dovrebbe conformarsi generali ed universali.
Il rispetto delle regole poi riguarda esclusivamente l'onestà dell'imprenditore e quindi la sua morale o il suo timore delle sanzioni previste dalla legge in caso di trasgressione.
       Siccome l’imprenditore ha come meta fondamentale  il profitto che è elemento essenziale e necessario per lo stimolo e la successiva crescita dell'attività economica è necessario che esso venga tenuto nella debita considerazione nella fase di definizione delle regole.
              Si pone allora una profonda riflessione sul rapporto fra etica e profitto.
              Senza la garanzia della possibilità di ottenere il profitto, il sistema economico, nella società attuale, sarebbe assolutamente improduttivo e quindi inutile.
Tuttavia, in un sistema eticamente valido, la tutela della possibilità di profitto deve essere finalizzata, non solo verso l'arricchimento individuale, bensì verso l'accrescimento economico e sociale della collettività.
Risulta evidente, dunque, come  le regole poste per la conduzione dell'attività economica,  debbano garantire all'impresa la possibilità di profitto.
Pertanto non risultano validi i sistemi in cui una pressione fiscale e contributiva eccessiva mortifichi la produzione oppure i sistemi in cui le dinamiche contrattuali non siano effettivamente calibrate sulle possibilità di guadagno delle aziende.
D'altra parte non possono essere considerati eticamente validi i sistemi in cui all'aumentare del profitto di impresa non corrisponda un aumento, anche parziale, della ricchezza collettiva, sia in termini economici che sociali.
Dal punto di vista del lavoratore il ragionamento sull'etica deve essere inquadrato in una diversa prospettiva.
L' etica per il lavoratore assume  valenza solo in relazione ad una effettiva applicazione dei principi etici al funzionamento del sistema d'impresa e non già alla applicazione delle regole.
Nel caso dunque che il comportamento dell’impresa non è etico la prestazione lavorativa potrà essere incentivata quasi  esclusivamente attraverso mezzi economici perché l’aumento del profitto non produce aumento della ricchezza collettiva e quindi il lavoratore troverà stimoli solo nell’aumento della sua ricchezza.
La discussione sull'etica nel lavoro,  pur potendo sembrare a prima vista quasi un esercizio teorico, risulta essere di cogente attualità, in quanto solo una riflessione seria sulle regole poste alla base del  funzionamento del sistema, può portare a dei processi di miglioramento dei rapporti fra impresa,  lavoratori e collettività.
In questi ultimi anni è palese la crisi di un sistema che ha confuso la  crescita finanziaria con lo sviluppo economico disinteressandosi del mondo del lavoro vero.
La nostra economia occidentale è in crisi e, se il modello attuale non troverà una soluzione alternativa, la povertà, che ora incomincia ad affacciarsi, sarà una realtà destabilizzante.
            La situazione socio economica del nostro Paese sta mutando insieme a quella del Pianeta.
L’Italia, da meta di un paese ricco per masse disperate di povera gente di altre latitudini, sta diventando una nazione relativamente povera.
In questa sfrenata corsa al benessere i lavoratori stanno progressivamente perdendo anche loro, spinti dalla necessità e dalla cultura imperante, la componente etica insita nel lavoro.
Purtroppo anche la classe politica ha smarrito non solo la componente etica ma anche la componente morale.
E, sempre più spesso si sente parlare di una "questione morale" della classe politica.
              La morale che in stretto  rapporto con l'etica dovrebbe guidare i comportamenti di coloro che ricoprono ruoli di responsabilità.
Ma cos'è in realtà questa "questione morale"? Ed a quale morale dovrebbe far riferimento?
              Ed anche a queste domande spero che i relatori possano fornirci  qualche lume.
             Che vi debba essere un'etica a regolare i comportamenti dei politici è una necessità di cui un paese civile non può fare a meno.
Ma l’etica dei politici dovrebbe essere assoluta o di tipo professionale?
L'etica "professionale" di una classe dirigente è quella di guidare il paese verso una naturale evoluzione che miri a rendere migliori le condizioni di vita di tutti i cittadini.
Ma è difficile pensare che questo si possa ottenere "moralizzando" la classe politica.
L'etica professionale del politico deve essere sempre in qualche modo un'etica responsabile, cioè un'etica che tiene conto di quali saranno le conseguenze di ciò che fa.
Mentre per l'etica assoluta il bene scaturisce solo dal bene, per l'etica  responsabile a volte il bene può derivare anche dal male.
Molto ci sarebbe da dire sulla  attuale condizione morale dei nostri politici ma ce ne asteniamo per  pudore non senza un amaro senso di frustrazione
Mi piace concludere richiamando a me stesso ed a tutti voi il pensiero e le parole del nostro Presidente della Repubblica il quale ha più volte sollecitato tutte le forze politiche a comportamenti più etici nella speranza che il loro agire possa contribuire al benessere dell’Italia intera.
Il forte richiamo del Presidente a tutti i cittadini che ha ricordato che la politica è un patrimonio di tutti e quindi tutti si devono rendere conto che la loro presa di coscienza e di consapevolezza costituisce un forte contributo a riappropriarsi della vera democrazia.


        Caserta  19/10/2011   
                                                                                                                       
Salvatore Marotta