venerdì 20 gennaio 2012

Il Peccato e le sue conseguenze

Leggendo la Bibbia, nel Vecchio Testamento si incontrano spesso i termini: mancanza, iniquità, ribellione, debito, ingiustizia, come di realtà attinenti le relazioni umane e che noi, a partire dal Nuovo Testamento, chiamiamo peccati.
Generalmente il peccatore è presentato come colui che fa il male agli occhi di Dio: il cattivo che si oppone al buono.
Tutta la storia della salvezza è riportata come una serie infinita di tentativi di Dio di strappare l’uomo al suo peccato. Essa si percepisce come una rivelazione sull’uomo e su Dio. Infatti, attraverso l'approfondimento del mistero del peccato è possibile conoscere i limiti dell’uomo e l’amore misericordioso di Dio.
Il peccato delle origini è l’evento da cui bisogna partire. Esso è essenzialmente una disobbedienza con cui l’uomo si oppone coscientemente e deliberatamente a Dio, violando uno dei Suoi precetti. Adamo ed Eva hanno ceduto alla suggestione di poter conoscere il Bene e il Male. Hanno creduto di potersi sostituire a Dio per decidere del bene e del male. Hanno rigettato l'amicizia di Dio, perché volevano essere i soli padroni del loro destino.
L’insinuazione del serpente inocula nell’uomo il dubbio e la diffidenza sulla verità dei precetti di Dio: fa apparire Dio come un essere interessato, tutto occupato a proteggersi contro la Sua creatura.
Il peccato ha corrotto l’uomo nel suo spirito e, poiché provoca una perversione nel rapporto con Dio di cui è l’immagine, in definitiva comporta un atteggiamento contro se stesso. Da ciò si spiegano le così gravi conseguenze del peccato sulla vita dell'uomo e sull'ambiente che lo circonda.
Con il peccato originale, tra Dio e l’uomo, tutto cambia improvvisamente: l’uomo non tratta più Dio con i sentimenti di amicizia preesistente, si vergogna del suo stato e si nasconde. Non è più capace di stare alla presenza di Dio e, spinto dal demonio, si organizza per farne a meno; rinuncia all’ ”Albero della vita”, e si consegna alla morte.
Con la mancanza di amore, fraternità, solidarietà, accoglienza, condivisione e con la contemporanea instaurazione della cupidigia, arroganza, superbia, egoismo, diffidenza si realizza anche la rottura dei rapporti tra i membri della società umana che, come conseguenza, ha comportato nei secoli l'inarrestabile crescita della guerra, dell’omicidio, del furto, del libertinaggio, dell’adulterio, della frode, dell’avarizia, dell’invidia,   dell’idolatria passata e moderna, della solitudine e dell'egoismo.
Sono tutte cose cattive che derivano dal disprezzo della conoscenza di Dio. L’uomo caduto in balia del demonio commette tutto ciò che è indegno, dando origine a una lunga serie di peccati personali, strutturali e sociali, verso se stesso, verso gli altri e verso Dio.
Ma Se l’uomo cade preda del peccato per opera del demonio, il ritorno dell’uomo a Dio non può che essere opera di Dio. La misericordia di Dio per il peccatore trova la sua massima espressione nel dono di Gesù Cristo e della Sua Grazia all’umanità.
Nel Vangelo Gesù ci spiega che il peccato si trova ovunque, anche in coloro che si credono giusti perché rispettano i precetti di una fede esteriore. Invece. il peccato è dentro l’uomo: è il cuore dell’uomo il luogo dove crescono tutti i progetti di perversione.
Gesù in mezzo ai peccatori ha sempre predicato la conversione del cuore, un mutamento radicale dello spirito dell’uomo che lo ponga nella disposizione di farsi guidare dallo spirito di Dio. L’unica condizione necessaria per ottenere la reintegrazione nell’amore di Dio, per ottenere il Suo perdono, è la volontà dell’uomo di ritornare a Dio: Dio non può concedere il perdono a chi non lo chiede e non decide liberamente di ritornare ad amare se stesso, Dio e il prossimo.
L’uomo deve quindi rinunciare alla sua volontà di indipendenza, accettare la sua condizione di creatura, lasciarsi amare da Dio accogliendo e praticando i Suoi precetti.


Mdl Giovanni Adamo

Dal settimanale "Il Ponte" del 14/01/2011